lunedì 3 settembre 2012

Facciamo gli indiani. O meglio l'Ikea al Colosseo

Silvio imposta il prossimo futuro cominciando dai "dettagli". Ha chiesto ad Alemanno un passo indietro. Più o meno: non ti presentare, "facciamo a scambio" di poltrona e troviamo un altro candidato al Campidoglio gradito ai sondaggisti, più "moderno". Dall'Alemanno la disponibilità ci sarebbe pure, a patto che al suo posto non ci sia un ex An. Non qualcuno che (anche a suo modo di vedere, ci mancherebbe) sia in grado di portare avanti un programma, foss'anche quello di riconvertire il Colosseo in una sede vintage di Ikea. Chiunque, basta che non sia un ex An... ciò che pensa l'elettore di centrodestra (non che sia di mia competenza/interesse) poco (anzi nulla) importa. Roma caput mundi? Roma kaputt (mundi). Mi verrebbe da dire: "meglio così", sinonimo elegante di "cazzi loro". Ma non ci riesco. Nel Paese che si è riscoperto ostaggio di sondaggi e presunti guru della comunicazione, si fa fatica a comprendere che, con gli spifferi che soffiano, conta sempre meno il "chi" e sempre più il "come". Che invece di fare gli americani, sarebbe opportuno fare gli indiani, ma nel senso di poggiare l'orecchio in terra per ascoltare umori, sensazioni, tendenze (non quelle social, ma quelle sociali). Non è poi così difficile, ma neanche tanto facile. E non è necessariamente un retrò design della politica, nell'accezione negativa dell'espressione. Lo scalpitio dei Renzi e il frinire dei grilli non è poi così lontano.

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