giovedì 5 aprile 2012

Quando il podista non pode

Non sono un grande radioascoltatore, più per mancanza di tempo che per assenza di interesse. Tuttavia, ora che sono entrato ufficialmente nel fantastico mondo dello smartphone, nel treno che ogni giorno mi porta a Bari, ho l'occasione di ascoltare qualche fugace notizia. Qualche giorno fa ho sintonizzato il supertelefono su un'emittente locale di radiodenuncia, proprio mentre un poco noto (almeno al sottoscritto) politico locale vomitava strali contro le piste ciclabili, infami corsie della morte, in cui lui, podista dalle isospettabili e notevoli doti atletiche, rischiava quotidianamente la vita nell'ora dedicata alla salutare sgambata. Denuncia che, a quanto pare, non è un solitario grido di dolore, ma un'accorata manifestazione di sdegno sostenuta da tanti cittadini. Fermo restando che sono il primo a stigmatizzare le sgommate di qualche idiota in motorino sulle corsie rosse e i parcheggi poco ortodossi di atuomobilisti frettolosi, è giusto far notare come, in quanto pista ciclabile, anche il denunciante e costernato podista è ospite non invitato e poco gradito. La segnaletica (riportata nella foto) è chiara: solo biciclette, chi va a piedi deve attraversare sulle apposite strisce. Ovviamente pedonali e non a caso. Quindi, o si fa avanti e indietro sulle medesime strisce, o si è d'intralcio.

Del resto, è fuori logica non approfittare, per una corsetta, dell'adiacente parco "2 Giugno", polmone verde adibito proprio a lunghe camminate e all'attività ginnica... Eppoi c'è poco da discutere, piaccia o no, sulla pista ciclabile il podista stare non può, anzi non pode. Ma Bari è da sempre urbe poco incline al ciclismo. Nella mia città d'adozione, Siviglia, per molto di più si è fatto molto meno casino. Da sei anni a questa parte, o giù di lì, la città è un gran cantiere, montato per creare una pista ciclabile che unisca tutti i quartieri. Qualcuno, considerando la durata dei lavori, ha addirittura sospettato che si cercassero reconditi forzieri stracolmi di dobloni d'oro delle Indie d'America sotterrati con particolare astuzia dai conquistadores. Certo, qualche negoziante (giustamente e civilmente) si è incazzato. Qualche pedone ha fatto notare che troppo si era rosicchiato ai marciapiedi. Ma mai si è accennato a tresche pro-sindaco, che si sarebbe "fatto la pista sotto casa" (che poi, a parte che pare non vivesse più lì da secoli, a che pro???), mai si è arrivato alle minacce né alle accuse degne di un paesino di provincia. Il tutto per una manciata di chilometri. Perché non ammetterlo, invece di trovare mille scuse? La pista non la vogliamo, ci sta sulle balle. E buona notte. A questo punto mi è chiaro perché, in questo mondo, l'ignoranza si espande così velocemente: perché viaggia a motore. Mentre chi a pedali prova a sprigionare l'energia per un mondo più civile, deve schivare la rabbia di falsi podisti e di centauri spericolati.

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