- unico modello per gli stage e per l'apprendistato professionale, pensato e realizzato di concerto con le università e le scuole di specializzazione accreditate presso gli enti competenti.
- due/tre modelli retributivi e contributivi per i giovani lavoratori che siano proporzionali al reddito pro-capite di ogni paese partendo da una base europea.
- europeizzazione ed "esportabilità" "premiata" degli ammortizzatori sociali e delle misure di sostegno al reddito.
- accordo condiviso sull'età massima di appartenenza alla categoria "giovani".
Il blog di Michele Fiorentino... diffidate dalle imitazioni (anche perché non ce ne sono)
venerdì 17 febbraio 2012
E' nato prima l'uovo o la gallina?
In Italia ci sono 80mila occupati giovani in meno, in Spagna va in scena il ratto dei talenti "under" da parte di Regno Unito e Germania, che però a loro volta stanno soffrendo sintomi da soffocamento (Berlino continua ad essere una delle città con più disoccupazione d'Europa) e cominciano a "selezionare" i lavoratori da immettere nei mercati occupazionali nazionali. In Grecia è tempo di tragedia e stavolta non è una battuta becera. Intanto si emigra verso il Sud America e si pensa a un neo-protezionismo alla giapponese per suturare l'emorragia. L'UE affonda. Lo sostengo da tempo: non si può chiedere all'Europa di fare l'Europa se prima non si crea una base europea su cui costruirla. E il lavoro è parte essenziale di essa. O la soluzione è, davvero, solo una Banca Centrale che emetta e compri debiti? Ha senso un'Unione Europea in cui ci sono almeno 200 o 300 contratti lavorativi collettivi differenti? Perché la Ces, invece di indire mobilitazioni unitarie, non avanza proposte unitarie? Ne abbozzo qualcuna, giusto così, per sommi capi:
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