mercoledì 14 marzo 2012

Indignados all'ombra di San Nicola

Gli indignados hanno fatto tappa a Bari. Da Bruxelles in direzione Atene, da un epicentro all'altro della crisi del Vecchio Continente. Non ho resistito alla tentazione di parlarci, lontano dalla loro terra natia, quella Spagna tradita dallo zapaterismo. E (sono onesto) li ho trovati così come non li aspettavo: internazionalissimi (ce n'erano per tutti i gusti e i dialetti: ovviamente in maggior parte spagnoli, poi francesi, sudamericani e italiani, anche se, ammettono, "pochini, per ora"), giovani e giovanissimi e meno giovani tutti indistintamente intenti a piazzare i paletti delle proprie tende e delle proprie idee, a interfacciarsi in assemblee plenarie organizzate e mai improvvisate, naturalmente democratici, in continua discussione con e su se stessi, sulla vita che, dicono e scrivono, "è sempre meravigliosa". Per questo si indignano nei confronti di un sistema che impedisce di viverlo, questo mondo meraviglioso. Non sono comunisti nostalgici, le regole le fanno e le cambiano, in un microsistema che nulla ha di anarchico se non per chi ne è infastidito e delegittimato, ma che vuole solo lanciare un segnale, pacificamente: come dice il galiziano Nolo in una sorta di breve manifesto (clicca qui per il video dell'intervista), "senza sponde di partiti, di sindacati, senza capi di sorta". Ma è politica pure questa, anche senza tessere e senza simboli. Ho fatto notare loro che un maggiore rispetto delle regole, a volte, non guasterebbe (chiedere il permesso per occupare un suolo pubblico non costa nulla...), ma "cambiare le regole spesso comporta infrangerne qualcuna". E non posso dargli torto, la storia non può dargli torto. Del resto mi ha sorpreso il fatto che neanche uno degli "animali politici" locali e non si sia affacciato a stringere loro la mano, foss'anche per il coraggio di provare l'impresa. O a mandarli al diavolo, quantomeno. Nessuno di quelli che si riempiono la bocca e innaffiano la stampa di belle parole sull'occupazione ed il disagio giovanile. Nessuno di quelli che della politica vive grazie (anche) alle disobbedienze del '68. Ma forse è meglio così: senza partiti, senza sindacati, senza capi. Coraggio Nolo, coraggio ragazzi. Poi, certo, si può condividere o meno. Personalmente sono d'accordo solo in parte con i pilastri del movimento, resto (sbaglierò) aggrappato con le unghie e con i denti al rispetto delle regole del compromesso politico, alla concertazione fra le parti, ai "tavoli", anche se con modalità moderne e innovative (in questo blog ne troverete esempi). Ma meritano rispetto, perché rispetto merita la democrazia. E di essere ascoltati, come coloro che hanno il coraggio di esprimere e di difendere le proprie idee.

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